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Il territorio di Prarolo reca ancora oggi i segni secolari del volubile percorso della Sesia, seppur sempre più celati dalla trasformazione agricola che, attraverso il prosciugamento di acquitrini e l'irrigazione di gerbidi, si è protratta per secoli. Sicuramente i Benedettini dell'Abbazia di S. Stefano, come ovunque i seguaci di S. Benedetto hanno fatto nei loro insediamenti, hanno operato consistenti bonifiche, ampliando gradatamente verso levante la parte coltivabile del territorio, originariamente limitata a quella parte posta a ponente del colatore/risorgiva Fossalunga (Fosalunga). Ulteriore impulso alle bonifiche fu dato dagli abati commendatari che, allo scopo di aumentare il valore dei terreni e quindi i profitti, imponevano agli affittuari l'obbligo di redimere terreni incolti. Il territorio a ponente del centro abitato era, ed è, la sola parte di territorio prarolese esente da inondazioni per motivi di altitudine sul livello del fiume. Probabilmente, proprio la necessità di difesa delle terre a levante dell'attuale centro abitato potrebbe avere suggerito la costruzione di un edificio fortificato corrispondente all'attuale torre quadrata del Castello.
D'altronde, ancora oggi, nonostante le bonifiche, le tracce dello scorrazzare del fiume possono essere ben individuate a levante del paese. Accanto alle tracce morfologiche, su quelli che furono vecchi percorsi della Sesia vi è una traccia storico-amministrativa inoppugnabile: il confine tra i beni dell'Abbazia di S. Stefano (quindi di Prarolo) e Palestro si discosta assai dal letto attuale del fiume. Pertanto, in un'epoca imprecisata, ma quasi certamente precedente al X secolo, la Sesia doveva scorrere lungo il confine amministrativo attuale tra Prarolo e Palestro.
Di certo nel corso dei secoli la Sesia é stata più prossima all'attuale centro abitato e vi sono tracce nella morfologia del territorio indicanti antichi percorsi fluviali. A parte gli stagni (lame) ormai quasi completamente bonificati in tempi recenti, fossi colatori dall’andamento sinuoso e con una sponda appoggiata a terrazzi quasi certamente indicano antichi percorsi (di rami) della Sesia. Di questi fossi, il più prossimo al centro abitato di Prarolo è il Foss-stort (Fosso Storto) che, dipartendosi da sud-est di Carterana, si dirige in direzione est-sud puntando alla Sesia, cui si congiunge, con il nome di Canarola, a sud-est di Pizzarosto. Una tradizione locale, secondo cui ai piedi del dosso di Monteoliveto un tempo scorreva un fiume detto Lino, pare suffragata da toponimi di tale regione ancora in uso (Valasa = vallaccia) o scomparsi, ma attestati da documenti del XVI secolo conservati presso l'Archivio di Stato di Torino, quali Pescata grande e Palude.
Ancora più suggestivo è l'andamento irregolare dei confini tra le proprietà che, sulle mappe catastali, ma anche in vedute aeree del territorio, delimitano una striscia avvallata della larghezza di un centinaio di metri, percorsa attualmente dalla Fossalunga prima e poi dalla roggia Principe. Nonostante i livellamenti agricoli, percorrendo la zona in questione si può riconoscere che l’avvallamento passa a nord della Cascina Crocetta e, attraverso la regione Bulaneiru, punta verso il Buleru; si tratta di regioni già ricche di stagni che, insieme a quelle della Cu'na, proseguivano fino all’attuale percorso della Sesia. Se si tiene presente che l’irregolarità dei confini è dovuta ad ostacoli naturali, non sembra azzardato pensare che ivi scorresse un (braccio di) fiume. Forse si tratta di un paleo-alveo del Cervo, che anticamente fluiva indipendente fino (quasi) al Po, mentre la Sesia scorreva più ad est, pare oltre Palestro.
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