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Registri parrocchiali
Registri parrocchiali
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Presso l'archivio della parrocchia di Prarolo gli atti di battesimo conservati iniziano dal 1588 ed i registri dei defunti partono dal 1649; più tardive sono le registrazioni per le pubblicazioni di matrimonio, che iniziano dal 1762. Preziosissimi sono poi i censimenti della popolazione, ossia gli 'stati delle anime', che sono conservati per vari periodi, ma senza continuità, fin dal 1760.
Per valutare l'eccezionalità dei documenti menzionati, si tenga presente che l'obbligo di registrare i battesimi fu introdotto solo durante la sessione XXIV (1563) del Concilio di Trento. In qualche rara parrocchia la registrazione era già stata introdotta prima, ma la presenza generale di tale operazione si è raggiunta solo nel corso del XVII secolo. Il fatto che la parrocchia di Prarolo possa vantare di essere tra quelle che tra le prime hanno attuato il dettato del Concilio di Trento in materia di registrazione dei battesimi, va sicuramente collegato con l'incarico al cardinale Federico Borromeo di abate commendatario (1586 - 1631) dell'Abbazia di S. Stefano, di cui Prarolo era il territorio più cospicuo. Federico era cugino del cardinale Carlo Borromeo (poi S. Carlo) che fu tra i più assidui propugnatori di una pronta e puntuale applicazione dei dettati del Concilio tridentino. Si può pertanto ritenere che, tra i suoi primi atti, Federico abbia ordinato al suo vicario in Prarolo, Francesco Della Porta (o, latinamente, Portis), di iniziare la registrazione dei battesimi. Ricordo che Federico, come attesta una lapide murata sulla parete sud all'interno della chiesa parrocchiale, fece anche ricostruire tale edificio nel 1628.
La solerzia di Federico, fedele ai desideri di Carlo Borromeo, ha assicurato un precoce inizio della tenuta dei registri parrocchiali; tuttavia, il fatto che siano giunti fino a noi va a merito di Giovanni Battista Beccari, originario di Casorzo, vicario della parrocchia di Prarolo dal 1770 al 1810 quando morì all'età di 70 anni. Questo parroco raccolse i fogli più o meno sciolti (salvo che per il periodo 1612-1648 quando risultano mancanti con un paio di eccezioni nel 1624) degli atti di battesimo e li trascrisse, con nitida calligrafia. La trascrizione aveva anche il fine di conservare una copia dei documenti in parrocchia, in quanto l'autorità civile francese (in quel periodo il Piemonte era annesso alla Francia) aveva ordinato di portare gli originali in municipio. Dopo il 1815, con la restaurazione del Regno di Sardegna guidato dai Savoia, i registri originali ritornarono in parrocchia, ove sono tuttora conservati insieme alle copie. Il trasferimento in municipio dei registri era conseguenza del fatto che in Francia la documentazione di stato civile (nascite, matrimoni, decessi) erano compito dei comuni. Invece, in Italia solo dal 1866 tali competenze sono state trasferite ai comuni: prima i momenti chiave degli esseri umani erano registrati solo dai parroci, anche se in Piemonte, già prima dell'Unità d'Italia (1861), vi era un controllo da parte delle autorità civili.
La quantità e la qualità delle informazioni riportate nei registri parrocchiali è cambiata assai nel tempo e va dalla semplice indicazione di data di nascita e battesimo insieme al nome, cognome, paternità e maternità (solo nome) fino a dati più completi comprendenti il cognome della madre, le paternità dei genitori (talvolta anche dei nonni) e delle loro professioni. Se i genitori e i padrini non erano stati battezzati a Prarolo, si indica dove ciò era avvenuto. Con pazienza ed incrociando i dati dei registri battesimali con quelli dei defunti, dei matrimoni e dei registri delle anime nonché, a partire dal 1772, con i dati catastali conservati in municipio sarebbe possibile ricostruire le vicende delle famiglie prarolesi. Attenzione però: se ciò non è difficile per cognomi poco frequenti, per i Cavagliano, i Ferraris, i Sarasso ed altri cognomi più comuni può risultare un'impresa quasi impossibile. A complicare ulteriormente la matassa vi è la bassa varietà di nomi propri; inoltre, questi si ripetevano ciclicamente (dal nonno al nipote, se non addirittura dai genitori ai figli). Pertanto, in famiglie con lo stesso cognome si ritrovano gli stessi nomi con un'inflazione di Domenico, Carlo, Giovanni, Eusebio e simili. Altra complicazione assai grave è che non di rado veniva usato in famiglia il secondo o terzo nome assegnato in sede di battesimo, in particolare se moriva una persona cara con quel nome. Questo resterebbe un fatto privato senza complicazioni per lo stato civile se poi il nuovo nome adottato non fosse stato spesso usato come primo (o unico) in atti successivi, quali quelli di matrimonio e di morte.
Le curiosità che si potrebbero qui citare sono innumerevoli e possono alimentare futuri articoli per questo bollettino. Il primo battesimo porta la data 8 settembre 1588 e riguarda Giovanni Battista Molinaro figlio di Antonio Gioacchino e di Giovanna; padrini furono Francesco Barbosso di Palestro e Margherita Beltramo nata Crivelli. I primi due defunti registrati, nel 1649, sono un Cavagliano ed un Sarasso; invece il primo matrimonio registrato (1762) è tra Francesco Sapino di Pezzana, ma residente a Prarolo da tempo, e Clara Marcone.
In apertura dei registri vi sono quasi sempre notizie varie sulle consuetudini concernenti le offerte per le cerimonie. Per esempio, sul registro battesimale trascritto dal ricordato vicario Beccari per il periodo 1710-1727 e datato 'Pratarolii die 25 Febr.ii anno 1807' sono trascritte notizie varie originariamente compilate dal parroco Michele Domenico De Luca (1719-1759). Vi sono istruzioni per il battesimo (il padre porta una candela e dona un pollastro per un figlio ed una pollastra per una figlia); quanto si deve pagare per matrimoni, funerali, messe e novene. Sono elencati gli obblighi della comunità e delle compagnie (erano attive quelle del Suffragio, del Rosario e del SS. Sacramento) in occasione delle varie festività. Si specifica che il banco dietro la porta della chiesa è riservato ai familiari del parroco e che certo Eusebio Margara (ormai defunto) pose di forza un suo banco sotto il pulpito. Ancora: nella confraternita di S. Grato si dice messa il martedì ed il mercoledì; l'elemosina raccolta nel giorno dei morti va ripartita 1/3 al vicario, 1/3 alla compagnia del Suffragio ed 1/3 alla compagnia del Rosario.
Dai registri si ricostruisce l'elenco di parroci e vice-parroci sotto riportato. Il parroco è qualificato vicario perpetuo (Vicarius perpetuus) intendendosi con ciò che egli vicaria 'vita naturale durante' l'abate di S. Stefano. Pertanto, nel caso di Prarolo il termine non sta ad indicare che la parrocchia è sede di vicaria con una qualche giurisdizione su altre parrocchie; indica invece una diminuzione, nel senso che il vero parroco sarebbe l'abate. Recentemente l'appellativo è caduto in disuso e l'ultimo parroco a cui è stato applicato è stato don Giuseppe Foglia. Ecco l'elenco con indicata la funzione se diversa da quella di parroco (per il periodo :
1) Eusebio Miglietti di Crova, morto nel 1588; il suo nome lo si conosce da fonte diversa di quella dei registri parrocchiali;
2) - Francesco Portis (Della Porta) di Bianzé, 1588 - 1594; Portis fu il primo sacerdote secolare ad essere nominato parroco di Prarolo in quanto la parrocchia era retta in antico da monaci benedettini e poi, dal 1536 al 1581, da canonici lateranensi;
3) - Giovanni Ambrogio Balocco si alterna con altri vice-parroci, tra cui Francesco Molinaro, nel periodo 1594-1595;
4) - Gaspare Viglianetto di Pollone, 1595 - 1624;
5) - Alberto Maffioli di Vercelli, 1625 - 1629; per il periodo 1624 - 1649 i registri sono lacunosi, ma i parroci del periodo si possono ricavare da altre fonti;
4) - Giovanni Stefano Canova di Occhieppo Superiore, 1629 - 1661;
5) - Nicola Degiovanni, 1661 - 1690;
6) - Carlo Francesco Cervis vice parroco e poi parroco, 1690 - 1723;
7) - D. Canicano economo, 1723 - 1724;
8) - Michele Domenico De Luca, 1724 - 1759;
9) - Carlo Nicola Trecate di Pezzana fa il suo ingresso in parrocchia cum solemnitate ac consueto magnoque populi concursu coram notario et curiae episcopalis cancellari... il 22 aprile 1759, presente Antonio Bongianino che aveva somministrato qualche battesimo quale economo; Trecate muore a 45 anni nel 1770 e probabilmente era sempre stato di salute malferma (o preso da altri impegni) in quanto sovente è sostituito nei battesimi dai cappellani Pietro Michele Roncarolo, Antonio Bongianino e Pietro De Bernardi;
10) - Giovanni Battista Beccari di Casorzo, 1770 - 1810; sostituti più o meno saltuari di Beccari sono Giuseppe Cima, Giovanni Antonio Conti, Michele Albani, Vittorio Graziano, Giuseppe Comisetti, Andrea Tricerri e Carlo Bazzacco;
11) - Carlo Bazzacco economo, 1810 - 1811;
12) - Vittorio Gambarova (teologo) di Biella, 1811 - 1814; durante tale periodo compaiono come provicari Giovanni Domenico Delmastro e Giuseppe Fagnola;
13) - Bianco economo, 1815;
14) - Giovanni Domenico Balloco (Balocco) di Vercelli, 1815 - 1836; alla nomina di questo parroco l'Ospedale Maggiore, forte dell'acquisizione del Castello e, ritiene, dei diritti dell'Abbazia, vorrebbe proporre un suo candidato ma l'arcivescovo Grimaldi si oppone; saltuariamente funzionano Simone Banfo e Carlo Bazzacco;
16) - Antonio Francese reggente 1836;
17) - Giuseppe Saliva di Landiona, 1836 - 1852; saltuariamente funzionano Francese Antonio (delegato), Giovanni Barbante, Evasio Ferraris (un Prarolese che si guadagnerà poi fama a Cigliano dove è onorato con un monumento) e Giuseppe Degaudenzi (viceparroco);
18) - Eusebio Pristino economo, 1853;
19) - Giuseppe Giordano, 1853 - 1898;
20) - Candido Gili economo, 1898;
21) - Paolo Bodo di Ronsecco, 1898 - 1941, ancora vivo nella memoria come il vicarin;
22) - Mario Gabutti di Caresnablot, 1941 - 1970 detto vicarun per la sua mole, in contrapposizione al precedente vicarin;
23) - Massimo Milano fu vice parroco per breve periodo con Bodo e poi con Gabutti, lasciando un vivo rimpianto tra i giovani alla sua dipartita;
24) - Giuseppe Foglia di Stroppiana, 1970 - 1991, è stato l'ultimo parroco (e vicario) residente; dopo di lui i parroci si sono succeduti a ritmo incalzante.
25) – Riccardo Leone, 1991 – 1993.
26) – Massimo Bullano, 1991 – 1999.
27) – Bernardino Aristi (religioso domenicano), 1999 – 2000.
28) – Fabio Volo, 2000 – 2004.
29) – Fabio Negri, 2004 - 2007.
30) – Cesare Caggiula. 2007 - .
Dei cognomi oggi presenti a Prarolo o da poco scomparsi numerosi (Bassano, Brusa, Cavagliano, Corradino, (Della) Giana, Ferraris, Ferrero, Fiore, Franchino, Guerra, Lesca, Locarni, Marcone, Margara, Marinone, Molinaro, Mosso, Pollone, Rosso, Sarasso e Sereno) erano presenti fin dall'inizio delle registrazioni. Più tardi (tra parentesi la data di prima registrazione e la provenienza se nota) troviamo: Bernabino o Barnabino (1623), Trecate (1651), Barasolo (1652), Saviolo (1654), Bosio (1658), Ranghino (1666), Gatto (1666), B(a)riosco (1675), Balocco (1678 quando muore Agnese Baloca di 90 anni), Rampino (1687), Degrandi (1701), Francese (1702), Guglielmotti (1703, da Pezzana), Castellano (1714), Bianco (1719, dall'Astigiano), Tarchetti (1721), Roncarolo (1726), Rastello (1729), Bossola (1733), Viazzo (1734), Negro/i (1739), Caldera (1736, da Castel Alfero), Zanella (1744), Quaglia (1746, da Camino), Cappuccio (1747, da Portocomaro), Protto (1760), Borgogna (1771), Veglio (1771), Martinotti (1788, da Coniolo), Gili (1789), Malinverni (1802), Cafasso (1805), Peveraro (1809, da Carisio), Vaccino (1809), Ghittino (1813), Olmo (1815), Sabarino (1824), Franco (1831), Castino (1839), Tagliabue (1844), Dattrino (1850), Caramella (1850), Sillano (1856), Varalda (1861), Casalone (1861), Vietti (1864).
Concludiamo con una nota di colore: come detto sopra non è facile districarsi con le identità nel caso di cognomi molto diffusi, così alcuni parroci usarono i soprannomi. Sicuramente i soprannomi registrati non sono tutti quelli in uso, anche perché sovente essi indicano qualità poco gradevoli e non registrabili. Come si può vedere dall'elenco seguente almeno un paio (Blen'a e Vareis, ma anche Macët mi ha detto qualcuno) sono sopravissuti fino ad oggi. Ecco quanto trovato (tra parentesi l'anno di prima registrazione e tentativi di trascrizione dialettale ed interpretazione).
- I Cavagliano erano ripartiti in Bravet (1694, Bravët forse per indicare un atteggiamento baldanzoso), Jachino (1770, forse diminutivo di Jacu = Giacomo), Maciet (1772, Macët, cioè una bèla macia);
- dei Corradino si conosce Cinò (1608);
- i Ferraris hanno la maggiore varietà: Bottino (1669, butin = piccola bottiglia), Luin (1670, lü(v)in = lupino), Rain (1673, = arrabbiato?), Bosin(o) (1674), Burattino (1771, büratin), Jacone (1767, forse accrescitivo di Jacu = Giacomo; Jaculun per dei Ferraris compare anche in tempi attuali), Bosone (1776, da confrontarsi con Bosino, forse con riferimento a bosia = stagno; tale soprannome, espresso come Busun'a, è ancora applicato ai Sarasso affittuari della tenuta "Economia Carterana" forse in seguito all'entrata in famiglia di una Ferraris Busun'a), Blena (1783, Blen'a ancora presente), Vigor (1783, vigur = forza), Tencone (1792, tancun = grossa tinca), Varese (1794, Vareis ancora presente), Piacco (1800, forse da Anna Maria Piacco moglie di un Giacomo Ferraris nel 1761);
- un Franchino era detto Bolca (1654);
- per i Locarni si riscontra Chiodino (1659, ciudin)
- i Margara erano distinti in: Bertolino (1776, diminutivo di Bèrtu = Roberto?), Bertone (1796, accrescitivo di Bèrtu = Roberto?);
- per i Pollone si registra: Rosso (1603, rus riferito al colore dei capelli);
- infine ai Sarasso sono stati applicati: Banzello (1594), Ronga (1601), Baroco (1603, il simile Boraco è un cognome registrato nel 1592), Borianotto (1773, buriana = sfuriata?), Martino (1775, forse con riferimento all'insetto tipo vespa noto come martin).
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