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Descrizione

Giuseppe Malinverni (Brarola, Vercelli, 1787 – Parigi 1856) si è laureato in legge a Torino nel 1811. Nel 1820 risulta residente a Prarolo insieme al fratello Sisto Germano ed alla sorella Caterina. Giuseppe e Gioacchino Deambrogi (arciprete di Motta dei Conti, già compagni di scuola) furono condannati in contumacia “nella pena di essere pubblicamente appiccati per la gola, sinché l'anima sia separata dal corpo”, perché implicati nei Moti del 1821 tesi ad ottenere la Costituzione di Spagna per il Regno di Sardegna. Il Malinverni passerà esule il resto della sua vita insegnando letteratura italiana in Svizzera (Bellinzona), Inghilterra (Bath) e Francia, dove muore a Parigi nel 1856. Come risulta dal manifesto appositamente pubblicato in data 31 gennaio 1822, l'atto di accusa per la condanna a morte è: “Di complicità nella congiura orditasi in questi Stati, e scoppiata nel mese di marzo 1821 all'oggetto di sconvolgere il sistema di Governo in essi stabilito, e sostituirvi il reggime costituzionale, e così essere rei di delitto di lesa Maestà in primo grado, e di ribellione.”
I Moti del 1821 in Piemonte tendevano ad ottenere per il Regno di Sardegna la stessa Costituzione concessa in Spagna l'anno precedente. Essi furono in parte alimentati dalla speranza, ben presto delusa, che il principe Carlo Alberto, facendo seguito a simpatie mostrate verso i Carbonari, appoggiasse la richiesta di costituzione. Nel marzo 1821 Carlo Alberto fu reggente del Regno di Sardegna nelle more che Carlo Felice assumesse le sue mansioni di re, in seguito all'abdicazione del fratello Vittorio Emanuele. Scorrendo la sentenza di condanna di Malinverni e Deambrogi, che morì in carcere a Fenestrelle, si deduce che il marzo 1821 fu alquanto movimentato a Prarolo ed a Motta dei Conti, ove gli abitanti dovettero assistere a ben strani movimenti di forestieri, anche armati. Come detto, la casa dei Malinverni era presso la tenuta Economia Carterana. Nella notte tra il 10 e l'11 marzo 1821 i coinquilini (chirurgo Pacifico Borgogna e medico Luigi Cavagliano) ed i Prarolesi vicini di casa, ma forse tutto il paese, non possono non avere notato il via vai di forestieri che provenivano da Motta dei Conti. Ivi erano stati radunati dal parroco Deambrogi ed avviati alla casa del Malinverni; da qui, ricevute istruzioni ed armi, partivano per Vercelli. Infatti, Giuseppe era il capo del gruppo che nella mattinata dell'11 marzo sollevò una prima agitazione a Vercelli, in contemporanea con azioni simili in altre città Piemontesi.
Dal manifesto citato, l'imputazione relativa alla notte brava di Prarolo è la seguente: “Per essersi, esso Malinverni, ritrovato associato coll'ora condannato Asinari, ed altri la sera delli 10 del predetto mese di marzo 1821 nella cascina di Selve, poco distante da Vercelli, ed essersi, nel dipartirsi da colà, recato a Prarolo, avendo in quella stessa notte delli 10 agli 11 marzo diretta lettera al coinquisito Sacerdote Deambrogi, colla quale, previa notizia datagli, che in Alessandria era già stata promulgata la Costituzione di Spagna, e che lo stesso doveva aver luogo nel giorno 11 in Vercelli, lo invitava, secondo il concerto precedentemente tenuto, di far riunire alcune persone armate per recarsi in detto giorno 11 a Vercelli: avendogli pure in quella stessa occasione spediti alcuni pezzi di teffetà bleu, rosso, e nero, acciò li trasmettesse all'Avvocato Prina in Candia Lomellina. Per avere finalmente, il medesimo Malinverni, all'occasione, in cui nella notte delli 10 agli 11 detto marzo si recarono come sopra alla di lui casa in Prarolo le persone armate, detto alle medesime, che l'affare in Vercelli andava bene, e che dovessero perciò partire, giacché egli le avrebbe quanto prima raggiunte.”



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