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Descrizione

Giuseppe Locarni è nato a Prarolo il 22 gennaio 1826 da Filippo, agrimensore di campagna (geometra, diremmo oggi) con studio in paese, e da Liberata Ferraris. L'8 giugno 1902, già infermo, moriva in Vercelli dove, da tre anni, ricopriva la carica di sindaco, avendo prima ricoperto quella di consigliere comunale fin dal 1865. Il primo necrologio di Giuseppe Locarni che ci è pervenuto fu pronunciato in Prarolo, nella seduta consigliare del 29 giugno 1902, dal consigliere Eugenio Laviny, avvocato e membro di una famiglia di agricoltori giunta in paese all'inizio dell'Ottocento.
Giuseppe Locarni aveva lasciato il paese natio ancora giovinetto, dapprima per compiere i suoi studi secondari a Masserano, quindi per l'apprendistato e la successiva professione presso il ben avviato studio tecnico che il fratello maggiore Carlo aveva a Vercelli. Tra le molteplici attività di Giuseppe, sicuramente rappresentano poca cosa i lavori svolti a favore del paese natale: il progetto di ingrandimento e restauro della parrocchiale ed un positivo parere sulle statue dei santi Carlo e Grato eseguite da Francesco Porzio per essere collocate sulla facciata della confraternita. A Vercelli, Giuseppe Locarni è onorato con una via ed un busto (eventuale link) posto nel giardinetto retrostante l'abside di S. Bernardo, meglio nota come Madonna degli Infermi; infatti è opera del Locarni l'ampliamento di questo santuario tanto caro alla religiosità vercellese. Il busto è opera dello scultore Enrico Villa, fu fatto posare nel 1904 dal Collegio dei geometri di Vercelli e reca la seguente epigrafe dettata da Cesare Faccio:
A GIUSEPPE LOCARNI
GEOMETRA - ARCHITETTO - INDUSTRIALE
PUBBLICO AMMINISTRATORE
PER MOLTI TITOLI
INSIGNE
PRESSO QUESTO EDIFICIO
ULTIMA OPERA DELLA SUA MENTE GENIALE
COLLEGHI E AMMIRATORI
ERESSERO
Un biografo del Locarni così ne sintetizza l'opera architettonica in Vercelli: “Da quel Collegio degli Artigianelli [ora sede del Politecnico] costrutto nel 1865, alla Loggia per il mercato frumentario [ora trasformata in sede delle Poste]; dal Tempio Israelitico – lo snello e caratteristico edificio moresco, forse il suo capolavoro – eretto nel 1789, alla cappella monumentale di S. Eusebio nel nostro Duomo, al Santuario della Madonna degli infermi. Senza tener conto di casa Badino in via Galileo Ferraris, palazzo Barberis in corso Garibaldi, isolamento di S. Andrea…”
In realtà, opere ancor maggiori progettò il Locarni in altre località: basti ricordare l'ardita cupola realizzata per la parrocchiale di Gattinara ed i progetti per concorsi riguardanti la sede del parlamento italiano, la nuova chiesa di Oropa, la sistemazione del santuario di Crea. Nel 1893 il Ministero della Pubblica Istruzione gli conferì la qualifica di architetto ad honorem, titolo graditissimo che veniva a realizzare il sogno giovanile di studi superiori, non realizzati per la necessità di guadagnarsi tosto la vita con un lavoro.
Da sole, le opere architettoniche testimoniano in modo duraturo i meriti di Giuseppe Locarni, ma la sua attività si svolse con non minor successo anche in altri settori. Oltre che consigliere, assessore e sindaco di Vercelli, fu amministratore provinciale, presidente del Collegio dei geometri vercellese, presidente dell'Ospedale Maggiore e del Convitto Dal Pozzo e tenne la cattedra di architettura e di meccanica presso l'Istituto di Belle Arti dalla sua istituzione (1863) fino a prima della morte. Quale membro, prima, e presidente, poi, della Camera di Commercio di Torino e membro del Consiglio Superiore del Commercio e delle Tariffe Ferroviarie, si occupò in modo attivo di progetti intesi ad aprire nuove direttrici da Torino verso la Svizzera e la Liguria. Fu anche imprenditore industriale e fin dal 1865 impiantò un'officina meccanica ed una fonderia di ghisa presso l'attuale sottopassaggio che porta al rione Isola. L'officina arrivò ad occupare 90 operai ed il Locarni stesso, quale architetto, fece ampio uso di ferro e ghisa nelle sue opere, compresa la Sinagoga e la cupola di Gattinara. La maggior produzione delle officine Locarni riguardava però l'agricoltura, altra passione del titolare, in particolare trebbiatrici, essiccatoi e macchine per “la pillatura e brillatura del Riso”, come recita un'inserzione pubblicitaria dell'epoca. Nel settore agricolo, Locarni impiantò anche una fabbrica di concimi ed attivamente si interessò dei problemi agricoli come testimoniato dal suo scritto Intorno alle condizioni dell'agricoltura nei paesi agricoli, pubblicato a Vercelli nel 1885.



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